Appari, ti prego.
Nulla, mio eterno amico: producila!
Ch’io possa respirare la sua stessa aria,
affannarmi ad inalare l’orrido me
che piange in lei.
Cervello mio,
creatore di tragedie,
lascia questo corpo!
Maledetta, oscena massa:
lascia che si pieghi sotto il suo peso.
E tu, sguardo,
abbandona la luce,
chè il non-essere
t’è più affine.
Abbandonatemi tutti,
ch’io torni inorganico,
dissolto in me.