III (Illustrato)

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Per l’illustrazione ringrazio Alessandra Condello. A questo indirizzo è possibile – e vivamente consigliato dal sottoscritto – visionare altre sue opere: http://daaththeabyss.deviantart.com/

Oggetto del post è il terzo di un insieme – invero discontinuo – di tre racconti che ho scritto tra il 2007 e il 2008, gli altri due sono pubblicati in questo blog nella categoria Racconti.

Per comodità di lettura lo ripropongo:

Lei. Il suo portamento. Camminare con portamento comportamento comporta qualcosa se io mento? Gambe corte come.. hai le gambe troppo lunghe per il motorino primo motore immobile la ragione non credere di aver sempre.. credi a quello che ti dicono i grandi le cose da grandi non sono per chi ha le gambe corte, ma io..

Cappello. Tanto di.. fatica per niente. Sette fatiche in camicia: le mele si staccano a fatica dall’albero per finire in camicia.

(Quel giorno lui decise di essere lei.)

Non c’era quasi mai lei e quando la nostalgia si faceva invivibile l’unico riparo era crearla, come una cosa qualsiasi. Come la migliore delle cose qualsiasi. Ma non si può essere due persone in un corpo, gli diceva il profumo della lavanda nel suo armadio e così lui era costretto a lasciarsi abitare da lei, lasciandole il posto. Così lei c’era quasi sempre in realtà, rispondeva ad ogni invito, era lui a non essere presente.

Era la sera del suo compleanno, non era un traguardo per lui e neanche un giorno particolarmente interessante, ma in ossequio a tutto ciò che lui non era, al mondo, volle renderlo un giorno indimenticabile. Dimenticare ricordi. Dimenticare di mendicare ricordi. Ricordi accordi che non si suonano, potrebbe suonare lei alla porta un giorno e.. la porta di un giorno come tanti, le finestre che nascondono l’alba per obbligarti a dormire quasi che a quell’ora fosse illecito stare in piedi. Illecito. Il lecito confina con l’il.. articolodileggeillecita.

Decise di invitarla a cena, dato che l’ora di cena era passata già da molto tempo ormai e con lei l’appetito. Si adoperò (come si adopera un oggetto) al fine di farle trovare un ambiente il più possibile accogliente e degno di una presenza.

Rimpiazzò le vecchie finestre disegnandone delle altre, dalla quali altro non si potesse vedere che il perfetto nulla. Qualsiasi panorama avrebbe reso improbabile quell’incontro, volle che dalle finestre non entrasse luce. Accese candele e le nascose dietro le mura, fece sì che le sue migliori rose baciassero l’entrata in scena della sua migliore creazione. Tutto questo le sarebbe piaciuto, ma di certo lei non l’avrebbe dato a vedere. Non importa ciò che fai, importa cosa importare cose importanti Lo zioricco che costruisce case si è costruito una vita di case La casa di vita qui nasci e qui..

Al cibo avrebbe forse pensato lei, gli avrebbe portato una torta non ti dovevi disturbare o dei pasticcini non ce n’era bisogno. Lui volle coprire il tavolo trasparente con una spessa tovaglia avana, non avrebbe permesso a lei di intuire che a reggere i loro piedi era un pavimento e non l’essere o qualche altro fondamento più consono. Ai quattro angoli della tovaglia appuntò dei piccoli nontiscordardime, ma la cosa non ebbe l’effetto sperato e presto se ne dimenticò.

Lei non sarebbe venuta, lo sapeva bene, ma i preparativi lo rendevano felice. Era l’atmosfera delle feste in famiglia (ne ebbe una, un tempo), delle cene tra parenti invitati solo per la consuetudine che prende il nome di tradizione. Le donne relegate ai fornelli sin dalla prima mattina, svegliarsi con il profumo di cucina e far colazione in sua compagnia, ma senza occupare il tavolo già occupato dagli innumerevoli utensili, spesso usati solo in quelle occasioni. Gli uomini che passeggiano in giardino guardandosi i piedi, intenti a parlare di traguardi da porsi nell’anno, poco importa se poi… traguardi guardi tra gli sguardi che si guardano, raggiungere un traguardo significa aggiungere un traguardo. Quando sarai grande e avrai smesso di vivere anche tu potrai aggiungere traguardi.

Doveva distrarsi prima dell’arrivo di lei, così lasciò che la fiamma di una candela lambisse una rosa. La rosa, offesa, prese ad ardere e i contorni lisci dei petali ormai bruciati si contorcevano in un’espressione da maschera di teatro antico finchè anche il fuoco se ne andò, inorridito, anche lui, dallo scheletro di quella meraviglia. Sostanza senza forma. L’ultima timida espressione lucente di quella morte illuminò la stanza. Nell’angolo. Lei era lì. E non c’erano occhi a guardarla.

 

Theres a look on your face I would like to knock out
See the sin in your grin and the shape of your mouth
All I want is to see you in terrible pain
Though we wont ever meet I remember your name
Cant believe you were once just like anyone else
Then you grew and became like the devil himself
Pray to god I can think of a kind thing to say
But I dont think I can so fuck you anyway

You are scum, you are scum and I hope that you know
That the cracks in your smile are beginning to show
Now the world needs to see that its time you should go
Theres no light in your eyes and your brain is too slow
Cant believe you were once just like anyone else
Then you grew and became like the devil himself
Pray to god I can think of a kind thing to say
But I dont think I can,
so fuck you anyway

Bet you sleep like a child with your thumb in your mouth
I could creep up beside put a gun in your mouth
Makes me sick when I hear all the shit that you say
So much crap coming out it must take you all day
Theres a space kept in hell with your name on the seat
With a spike in the chair just to make it complete
When you look at yourself do you see what I see
If you do why the fuck are you looking at me

Why the fuck why the fuck are you looking at me

Theres a time for us all and I think yours has been
Can you please hurry up cos I find you obscene
We cant wait for the day that youre never around
When that face isnt here and you rot underground
Cant believe you were once just like anyone else
Then you grew and became like the devil himself
Pray to god I can think of a kind thing to say
But I dont think I can so fuck you anyway

So fuck you anyway

Alle amanti di ogni tempo.

Colgo la banale occasione per esporre dei pensieri (necessariamente) sconclusionati.

 

Alcune di voi probabilmente hanno ancora dei pezzetti di me incastrati tra i denti, sotto le unghie o incrostati sull’anima. Mi auguro che stiate usando quei residui nel migliore dei modi. Anche se questo dovesse essere l’oblio.

 

Io vi amo tutte come e perchè amo ciò che, distruggendomi, mi permette di ricostruirmi.

La mia idea di “Amore”, che mi piace immaginare di forma sferica, recherà i vostri nomi posti ai vertici di un poliedro regolare inscritto in essa.

 

Siete state ossessioni, tutte, e ora tutte siete punti di visibilità su tale idea sempre altra, che incessantemente permettono al di-volta-in-volta-me posto al centro di tale sfera di vedersi riflesso. Punti di riferimento.

 

Lasciandomi trasportare un po’ dal simbolismo: stelle nel cielo visto da un uomo dell’Antichità.

 

Buon San Valentino a tutte voi, in parole povere.

 

A.

“Sporcarsi le mani” – Una precisazione sulla politica

Ho sempre parlato del mio interno, ma ahimè non vivo in una dimensione scevra dallo spazio-tempo che tutti conosciamo, così mi sento in dovere di esprimermi sulle vicende politiche. Se non altro perchè il silenzio è sempre colpevole.
Queste righe nascono come risposta ad una considerazione di un mio carissimo amico.

[…]Sicuramente scherzarci su non aiuta a “batterlo” ed è la cifra di una posizione piuttosto disarmata nei confronti della sua continua autoposizione. C’è una cosa che sto notando: a parte poche eccezioni, gli oppositori di Berlusconi (di mestiere e non) finiscono prima o poi per perdere di vista l’obiettivo. Penso che ci siano due possibili spiegazioni per questo fenomeno:

1. Con l’utilizzo della retorica dei vincitori – che agisce sempre dal presente verso il passato o quanto meno verso quello che si spera un giorno di poter definire tale – si cerca di rinchiudere l’immagine sua grottesca nel passato, pur appartenendo essa a tutt’altra dimensione temporale. In pratica si comincia a parlarne come se niente fosse più, ci si comporta da vincitori avviando il processo di rimozione. Si prova a dimenticare Berlusconi avendolo davanti agli occhi: si tratta di una visibilità fornita da uno sguardo diretto su di un presente esorcizzato artificialmente.

Risultato: gli si fornisce uno spazio di ignoranza per mezzo del linguaggio.

2. La sua condotta è talmente paradossale, parossistica e incommentabile da non lasciar spazio ad un dialogo – dibattito – sui contenuti. La forma delle frasi è “E’ talmente x che non ci si può parlare seriamente”, con x uguale, di volta in volta, ad una parola più o meno offensiva, “Io non mi abbasso al suo livello” e simili amenità.
Addirittura, qui mi colloco io molto spesso, c’è chi è stanco di ripetere e di sentire sempre le stesse cose; hi viene preso per sfinimento e alla fine la “dà vinta” e chi, per abitudine, cerca di non parlare con i cretini.

Si potrebbe addirittura pensare che quella di passare per refrattario al dialogo sia una tattica. Il suo obiettivo è quello di portare avanti un monologo con i suoi come pubblico. Ecco cosa intendo per autoposizione. Sordo e parlante, si vuole una quasi-monade.

L’ironia è un’arma molto potente, è capace di disarmare chiunque e di fungere da lente di ingrandimento, ma agisce solo nell’immediato della battuta alla quale non si sa rispondere. Deve essere seguita e accompagnata da altro, assolutamente. Travestirsi da Berlusconi non è neanche lontanamente sufficiente.
Chiudersi nell’autismo del silenzio credo che faccia proprio il gioco di una figura così mediatica, lasciandola libera di portare avanti il suo discorso. Gli si garantisce un’ombra, notoriamente luogo di proliferazione dei poteri forti.

Quindi, e qui chiudo, che se ne parli, che si analizzi ciò che dice parola per parola e dietro le “provacazioni”. Lo si prenda sul serio, senza dargli pace!