Luoghi e modalità della formazione stellare.

Al link in allegato una mia presentazione in powerpoint sulla genesi stellare, con particolare attenzione alle fasi che precedono la Zero Age Main Sequence. L’esame per il quale l’ho preparata è andato piuttosto bene, quindi forse può essere d’aiuto a qualcuno che abbia intrapreso il mio stesso percorso.

Vi chiedo solo un grazie  e di segnalarmi eventuali errori.

https://dl.dropboxusercontent.com/u/8261250/Presentazione/Presentazione.odp

“Visione!” di G. D’Annunzio – Abbozzo di lettura egoica.

Il sole ride; le nubi serene
Vagan pel cielo di cobalto al vento.
Ed io mi sento il freddo nelle vene,
Ed io nel curoe la morte mi sento!

Ma tu chi sei, gentile visione,
che mi tendi cosí le braccia stanche?
Che mi ripeti l’ultima canzone
Ai fior del campo, alle farfalle bianche?
Gentile visione!

Il sole ride;
Dalle acacie in fiore
Viene per l’aria una fragrante ondata
Ed io doman sarò nel cupo orrore dell’urna,
Sol, triste, assiderato!

Ma tu anche là,
Gentile visione,
Mi tenderai così le braccia stanche?
Oh! Sì, ripeti l’ultima canzone
Ai fior del campo, alle farfalle bianche!
Fedele visione!

Serissima, la domanda posta dal D’Annunzio perfettamente Vate dell’ultima strofa, mi cattura malamente. Dimissionario, decadente, immiserito appello di un uomo che interroga la propria creazione – la visione altro non è – per assicurarsi di poterne disporre anche post mortem. Di tanto in tanto distratto dalle meraviglie della natura, il moribondo si domanda se sarà capace di fantasia anche nel buio dell’urna.

Il soliloquio di D’Annunzio può avere come oggetto, non è possibile dirlo con certezza, una vera e propria visione così come la visione, la proiezione fantastica, di un’amata in carne ed ossa. In ognuno dei due casi il moribondo si augura che la sua creazione (ex nihilo o meno) rimanga in suo potere anche quando la ragion sufficiente di quest’ultimo sarà venuta meno, vuole accertarsi di continuare a vivere come pensiero e come canto.

Nell’egoismo tipico di colui che “sente” forte un sentimento, che può avere per motto “Io solo conosco la potenza di ciò che sto sentendo”, pretende di decidere quale ne sarà l’eco e chi dovrà vibrarla. […]

E’ davvero una bozza. E’ un pensiero che nacque quando lessi per la prima volta il brano al quale rimane ora in calce e sul quale prendo appunti da parecchio, mentali o cartacei, ma che non riesce a farsi “sferico”. Pubblico questo disordine nella speranza di raccogliere opinioni di altri che, come me, hanno a cuore la tematica dell’egoismo del sentimento.

Un suggerimento: