27 agosto 2021

Nerolalìa
O( )scurolallere belle
in tempo di( )spari(re),

Tra corpi pronominali
Non filtra luce
Che ingen(i)talisca
Gli impatti.

Per noi
(che nasciamo)
irreali
È troppo umana
la voglia tenera
di-spiegarsi
(nel)la voglia infinito-cardinale
che digrigna le (im)proprie
logiche al tempo norm[…]

Grammatematica

Bicchiere d’acqua sospeso su un ombrello francese,

(impossibile è una condizione al contorno)

«perdere» in transitività inversa.

 

Per niente al mondo, mia

pour rien au monde, tu:

elevata alla punto interrogativo,

rarefazione grammatematica

d’un linguaggio

infine smarritosi.

 

[…]

Silvae (ripresa)

I
Rivivi in ogni spasmo del tempo

in ogni diastole del pensiero,

sei la falsa quiete del fumo sinuoso.

Che questi versi

ti siano prigione!

Qui un giorno troverò la tua morte

e allora potrò lasciarti andare.

Questa o qualunque altra

successione di parole,

poco importa:

mi affanno a definirti,

affinchè tu sia fuori e dentro

in un ovunque meno meschino.

Ora sei parola e non più

lo stesso parlare,

vissuto e non più vita.

Ora sei qui e io non posso più rimanere,

ma sto chiedendo senza dare, come sempre.

Lascia che ti parli, in cambio

dei miei anni a venire:

[…]

II

E’ che sono stanco di amare

di amplessi con l’invisibile

di strade che portano tutte alla stessa nebbia.

La realtà è solo un’interferenza della memoria

per uno

come

me.

Una sera in poesia

Una sera in poesia,
schiavo d’un pensiero
che spaventerebbe un folle.
Nei suoi inviluppi,
nelle articolazioni del mostro,
trova sostanza il distacco
e si palesa in parole.
Sempre troppo piccole
troppo lisce
cariche di un messaggio fragile.
"Sono qui".

Autontimorumenos

Fioco
pioversi d’alberi in-fine
perso nell’arte dei muri
d’ignorar la trasparenza.
 
Si può
qui
solo il profumo
d’improbabile m’orir
ch’è tramontare
e vacuo ammettersi.
 
Strali d’un sole sfacciato
infinitamente liquido.
(iato)

Il dolore degl’iris

 Mi sia specchio l’amor-morto!
Non a tutti
son date le radici del salice.
 
Oblio, il dolore degl’ iris,
s’ubriachi d’incanto
chi non ha nostalgia del nulla
e si condanni al mondo:
l’in-finito mio tuo disvelarsi
deluso in un fiore.
 
Stralci di una vecchia logica bambina,
è morto e non lo sa
chi lavora a se stesso di nascosto!
 
E di pensiero in-pensiero
intrecciato di sole
scoprirsi nei damaschi d’azzurro
e sommesso silenzio
d’un cimitero di lucciole.
 
Qui Dio si teme
senza saper che deve.
 
 
 
(Ded. ad Erythros)

Mi presento

Che sia
tra i drappeggi labirinfiniti
d’una notte come tante altre
che mi sarà dato
di trovare il perfetto nulla?
 
A passeggio con sanguinose,
ridanciane malignità
tento di somigliare
alla sabbia che calpesto.
 
La lontana domenica estiva di un bimbo,
accompagna l’inganno dell’essere
scivolarmi tra le dita:
la mia assenza fuori dal tempo.
 
Si affannano luci d’ogni tipo, curiose,
ognuna vuole accecarmi per prima.
Non sanno che per loro
non ci sono più occhi.
 
Rumori in cambio di suoni,
voilà ma damnation!
 
Senz’A. l’o-sceno