“Sporcarsi le mani” – Una precisazione sulla politica

Ho sempre parlato del mio interno, ma ahimè non vivo in una dimensione scevra dallo spazio-tempo che tutti conosciamo, così mi sento in dovere di esprimermi sulle vicende politiche. Se non altro perchè il silenzio è sempre colpevole.
Queste righe nascono come risposta ad una considerazione di un mio carissimo amico.

[…]Sicuramente scherzarci su non aiuta a “batterlo” ed è la cifra di una posizione piuttosto disarmata nei confronti della sua continua autoposizione. C’è una cosa che sto notando: a parte poche eccezioni, gli oppositori di Berlusconi (di mestiere e non) finiscono prima o poi per perdere di vista l’obiettivo. Penso che ci siano due possibili spiegazioni per questo fenomeno:

1. Con l’utilizzo della retorica dei vincitori – che agisce sempre dal presente verso il passato o quanto meno verso quello che si spera un giorno di poter definire tale – si cerca di rinchiudere l’immagine sua grottesca nel passato, pur appartenendo essa a tutt’altra dimensione temporale. In pratica si comincia a parlarne come se niente fosse più, ci si comporta da vincitori avviando il processo di rimozione. Si prova a dimenticare Berlusconi avendolo davanti agli occhi: si tratta di una visibilità fornita da uno sguardo diretto su di un presente esorcizzato artificialmente.

Risultato: gli si fornisce uno spazio di ignoranza per mezzo del linguaggio.

2. La sua condotta è talmente paradossale, parossistica e incommentabile da non lasciar spazio ad un dialogo – dibattito – sui contenuti. La forma delle frasi è “E’ talmente x che non ci si può parlare seriamente”, con x uguale, di volta in volta, ad una parola più o meno offensiva, “Io non mi abbasso al suo livello” e simili amenità.
Addirittura, qui mi colloco io molto spesso, c’è chi è stanco di ripetere e di sentire sempre le stesse cose; hi viene preso per sfinimento e alla fine la “dà vinta” e chi, per abitudine, cerca di non parlare con i cretini.

Si potrebbe addirittura pensare che quella di passare per refrattario al dialogo sia una tattica. Il suo obiettivo è quello di portare avanti un monologo con i suoi come pubblico. Ecco cosa intendo per autoposizione. Sordo e parlante, si vuole una quasi-monade.

L’ironia è un’arma molto potente, è capace di disarmare chiunque e di fungere da lente di ingrandimento, ma agisce solo nell’immediato della battuta alla quale non si sa rispondere. Deve essere seguita e accompagnata da altro, assolutamente. Travestirsi da Berlusconi non è neanche lontanamente sufficiente.
Chiudersi nell’autismo del silenzio credo che faccia proprio il gioco di una figura così mediatica, lasciandola libera di portare avanti il suo discorso. Gli si garantisce un’ombra, notoriamente luogo di proliferazione dei poteri forti.

Quindi, e qui chiudo, che se ne parli, che si analizzi ciò che dice parola per parola e dietro le “provacazioni”. Lo si prenda sul serio, senza dargli pace!